Occorre innanzitutto osservare che l'intervento strutturale deve garantire alcuni livelli di sicurezza adeguati in funzione del «livello» di intervento. In questo caso la normativa italiana ha da sempre previsto due livelli di intervento: miglioramento sismico e adeguamento sismico. Nella nuova versione delle Norme Tecniche per le Costruzioni (D.M. 17/01/18) si è inoltre inserito anche un terzo livello di intervento di riparazione o intervento locale.
Le norme tecniche delle costruzioni inquadrano la classificazione degli interventi in zona sismica ed individuano le seguenti categorie di intervento:
Gli interventi di adeguamento e miglioramento devono essere sottoposti a collaudo statico.
Si definiscono di seguito le condizioni che determinano ed obbligano all'adeguamento sismico in accordo con la NTC 2018:
In ogni caso di adeguamento, il progetto dovrà essere riferito all'intera costruzione e dovrà riportare le verifiche dell'intera struttura post-intervento, secondo le indicazioni del presente capitolo. Una variazione dell'altezza dell'edificio, per la realizzazione di cordoli sommitali, sempre che resti immutato il numero di piani, non è considerata sopraelevazione o ampliamento, ai sensi dei punti a) e b). In tal caso non è necessario procedere all'adeguamento, salvo che non ricorrano le condizioni di cui ai precedenti punti c) o d).
Fatta questa premessa, in ogni caso è sempre opportuno realizzare un cordolo in sommità, anche con tecniche alternative a quella del più tradizionale cordolo in calcestruzzo. Per esempio è possibile utilizzare soluzioni in copertura che prevedano l'utilizzo di cordoli tiranti in legno, purché adeguatamente progettati e collegati alle murature. Si veda a questo proposito anche quanto riportato dall'Allegato 2 dell'Ordinanza P.C.M 3431, e nella più recente Direttiva del Presidente del Consiglio per i Beni Culturali (DPC 12-10-2007) a proposito degli interventi in copertura:
«È opportuno, ove possibile, adottare elementi di rafforzamento del punto di contatto tra muratura e tetto. Oltre al collegamento con capichiave metallici che impediscano la traslazione, si possono realizzare cordoli-tirante in legno o in metallo opportunamente connessi sia alle murature che alle orditure in legno del tetto (cuffie metalliche), a formare al tempo stesso un bordo superiore delle murature resistente a trazione, un elemento di ripartizione dei carichi agli appoggi delle orditure del tetto e un vincolo assimilabile ad una cerniera tra murature e orditure.»
Il collegamento puntuale tra cordolo e muratura sottostante può essere realizzato con diversi sistemi di collegamento esistenti in commercio (es. tasselli chimici): l'efficacia del collegamento non dipende solamente dal sistema di fissaggio, ma anche e soprattutto dallo stato di coesione della muratura sottostante. In genere l'utilizzo di cordolature in sommità, anche realizzato con altre tecniche costruttive, è consigliato dalla normativa sia per migliorare l'interazione con la copertura, sia per aumentare il livello di coesione della muratura sottostante. Sempre nel medesimo Allegato 2 si evince:
«Cordoli in sommità alla muratura possono costituire una soluzione efficace per collegare le pareti, in una zona dove la muratura è meno coesa a causa del limitato livello di compressione, e per migliorare l’interazione con la copertura; va invece evitata l’esecuzione di cordolature ai livelli intermedi, eseguite nello spessore della parete (specie se di muratura in pietrame), dati gli effetti negativi che le aperture in breccia producono nella distribuzione delle sollecitazioni sui paramenti. Questi possono essere realizzati nei seguenti modi:
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